Enrico Ingenito: la leggerezza del colore

Ho conosciuto i lavori di Enrico Ingenito ad ArteGenova di due anni fa. Mi hanno colpito subito per l’uso del colore, il senso della prospettiva, la delicatezza del tratto e l’apparente “semplicità” .  Apparente, perchè dietro i suoi paesaggi si intravede una tecnica matura, mediata da un gusto personalissimo sul colore e sulla resa della luce. Le sue sonovedute caleidoscopiche, d’ impatto quasi fotografico, dove l’elemento naturalistico è il vero protagonista.

La presenza umana è appena accennata da edifici che compaiono sporadicamente, ma è l’aspetto naturalistico della composizione a emergere dai suoi quadri. Le sue sono tavolozze cromatiche in continuo movimento, dal forte dinamismo, dove le fronde degli alberi sembrano ondeggiare davanti ai nostri occhi. Mi sono fatto raccontare qualcosa di più direttamente da lui:

 – Enrico, dai tuoi lavori sembra emergere una sorta di “solitudine”. Dove sono le persone nei tuoi paesaggi? Si nascondono?

Nei miei lavori il tempo ha un valore molto importante, cerco di cogliere quegli attimi in cui ci sembra di intuire qualcosa, in cui qualcosa cattura la nostra attenzione, una luce, un riflesso, un’ombra; in quegli attimi il tempo si allunga e come nelle foto a lunga esposizione tutto ciò che si muove troppo velocemente si polverizza e si fonde con il paesaggio.

– Monet diceva : voglio dipingere la luce tra me e il soggetto. Nei tuoi lavori si avverte quasi una gerarchia: la luce sembra avere un “peso”.
Picasso diceva che alla fine i soggetti sono sempre gli stessi. Paesaggio, Figura o natura morta, Non credo che il soggetto sia poco importante ma penso che costituisca soprattutto un punto di partenza che inevitabilmente viene superato.
– Qual è il momento della giornata in cui preferisci dipingere?
Al mattino presto, non è forse molto romantico ma è il momento in cui si hanno più energie e la mente è più libera.
-So che hai realizzato anche ritratti: adesso i paesaggi hanno preso il sopravvento sulla figura umana?
Nel paesaggio ho trovato un respiro più ampio in questo momento ma ogni tanto dipingo qualche ritratto su commissione e non mi dispiace.
 C’è un luogo a cui sei particolarmente affezionato?
Sono sicuramente affezionato a molti luoghi che fanno parte della mia vita ma quello che mi suscita più emozioni sono senz’altro i momenti, la sera prima che si accendano le luci, l’inizio dell’autunno …
– Un aspetto che trovo interessante della tua tecnica è il processo di “sottrazione” dell’olio dalla tela. Me ne parli?
ho sempre sentito il bisogno di alleggerire quello che facevo, ho trovato nell’olio un grande alleato. Ti permette di togliere e mettere per un lasso di tempo relativamente lungo. alla fine quello che mi interessa di più è la traccia che rimane di quello che faccio.
– Raccontami qualcosa del processo di lavorazione delle tue opere: come parti, come prosegui, come finisci.
Parto sopratutto da quello che vedo e che mi colpisce, poi fotografo, ritorno sui luoghi e cerco particolari momenti di luce, poi con le foto mi chiudo in studio e comincio scegliendo il colore  che poi stendo sulla tela denso. Poi comincio a lavorare sul colore senza figura aiutandomi con degli stracci o dei pennelli molto grandi creando degli aloni. su questa base inizio poi a costruire l’immagine scegliendo cosa prendere e cosa far sparire nel colore.
– Sembra una domanda scontata, ma quando la si rivolge a un’artista non lo è mai: ti piace visitare mostre d’arte? Qual è stata l’ultima che hai visitato?
In alcuni periodi mi piace in altri ne sento meno l’esigenza. L’ultima che ho visitato risale a qualche mese fa al Bonnefantenmuseum di Maastricht, un pittore olandese mio coetaneo di nome Johan Van Barneveld, mi piace molto quello che fa e lo trovo di grande ispirazione.
– Hai un colore preferito?
Tutti.
– Un artista del passato che vorresti aver conosciuto? un artista vivente che ti piacerebbe conoscere?
Mi sarebbe piaciuto vedere lavorare molti artisti. Forse Mark Rothko è un artista con cui mi piacerebbe parlare oggi. Come contemporanei l’artista a cui faccio più riferimento è senz’altro Gerard Richter
– Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Mostre? Viaggi? 
E’ un periodo difficile per fare progetti, sembra che nessuno creda più molto nel futuro. Mi piacerebbe fare un viaggio in Scandinavia o in Islanda per fotografare e cercare nuove ispirazioni. La cosa a cui sto lavorando con più interesse è un progetto per una mostra in un contesto museale, ma per scaramanzia ancora non ne parlo.